La Frontera - Centro d'arte Contemporanea Ex3

                                                          La Frontera
                  (Installazione - vestiti e materiali vari, dimensioni variabili, 2011)





ACCADEMIA IN MOSTRA. START POINT 2011 "SOUK"
a cura di Pier Luigi Tazzi.

13 dicembre 2011 - 17:00 ore
EX3 CENTRO PER L'ARTE CONTEMPORANEA 




























 SOUK

l termine souk, la cui trascrizione corretta dalla scrittura araba sarebbe suq, indica un mercato in territori arabi e nella maggior parte delle aree islamizzate del pianeta. Originariamente, ancor prima di Maometto, identificava un luogo fuori dalla città dove convergevano le carovane, vi sostavano e sia i mercanti che i produttori stanziali delle aree circostanti esponevano le loro merci e le mettevano in vendita, a scadenze periodiche perlopiù fisse. Erano occasioni di grande socializzazione, e vi si davano feste, spettacoli, e manifestazioni culturali di vario tipo. Con la crescita delle città in epoca islamica il souk si sposta all'interno dei centri urbani. I più antichi di cui si abbia storia erano annuali. A questi, nella penisola arabica e nella Mesopotamia, erano associati concorsidi poesia. Nel corso dell'epoca dei califfati Omayyadi la struttura del souk urbano si andò definendo sia sotto il profilo amministrativo sia sotto quello funzionale-architettonico. Una caratteristica costante del souk è costituita dal fatto che non ci sono prezzi fissi e ogni scambio avviene a seguito di a volte lunghe e complesse contrattazioni fra venditore e acquirente.                 
In quello della Jemaa el-Fnaa di Marrakech, aperto tutti i giorni, si estraggono denti e si incantano serpenti, si ascoltano i cantastorie e si vende a bicchieri l'acqua portata dall'Atlante, tappeti, amuleti, souvenir, gioielli, pelli d'inverno, rose del deserto, tessuti, lane morbide e ruvide, cotoni leggeri, djellaba, foukia, poi gli odori intensi delle spezie, indovini leggono la sorte, maghe preparano pozioni per tutti i mali del corpo e dell'animo, i cibi si coprono di polvere e della sabbia mista a polvere che il vento porta a giorni dal deserto. Continuano tuttavia fino ai nostri giorni, dal Maghreb al Golfo Persico, ma anche a sud del Sahara, i mercati settimanali fuori dalla città. Il primo, di cui l'estensore di questa nota ebbe esperienza agli inizi degli Anni Settanta del secolo scorso, fu quello di Tetla Ketama sulle montagne del Rif nel nord del Marocco. 
Il nome stesso della località - tetla è tre in arabo, e quindi corrisponde a martedì - era indice del giorno della settimana in cui si teneva il mercato. 
Il SOUK per START POINT parte da queste suggestioni. A cui tuttavia si intreccia anche la manifestazione creata da Takashi  Murakami dal titolo GEISAI a partire dal 2002: una specie di fiera aperta a giovani, e giovanissimi, artisti e creativi di ogni disciplina, a cui è assegnato gratuitamente per un  giorno uno spazio dove possono esporre e mettere in vendita i loro prodotti. I costi di affitto, di organizzazione e di comunicazione sono coperti da Murakami stesso. Il primo GEISAI  si tenne a Tokyo nella Tokyo Tower Amusement Hall, poi si ebbero con scadenza di due l'anno, oltre che a Tokyo, a Yokohama, a  Taipei, a Miami. Quest'anno, per la situazione venutasi a creare con il dopo-tsunami, GEISAI è stata  sospesa momentaneamente. Si raggiungeva a volte il  numero di 800 partecipanti.

    Pier Luigi Tazzi

    Bangkok, novembre 2011.





                                                "La Frontera"


Da decine di anni migliaia di centroamericani  dall'Honduras,  dal Guatemala, da El Salvador abbandonano ogni giorno case, famiglie, vite e partono alla ricerca del loro nord, ovvero gli Stati Uniti d'America. Prima di arrivare alle sognate porte della potenza mondiale devono attraversare il maggior pericolo e passaggio obbligatorio del loro viaggio: Il Messico.
La maggioranza lo fa da illegali in treno attraversando quasi 4000 km di ferrovie cambiando innumerevoli volte la rotta con l'unica finalità di non essere scoperti. Sopportano soprusi, violenze, furti, omicidi e corruzione da parte di organizzazioni criminali come Los Zetas e La Mara, oppure la stessa polizia (ladri con licenza) che sovente gioca un ruolo di conclamata omertà.
Il Messico ha avuto sempre una cultura di accoglienza verso gli emigranti che  usano  il paese soltanto come via di passaggio. Oggi quella tradizione si sta perdendo, sia per mancanza d'educazione sociale, sia per la totale indifferenza che la società ha sulla vita di queste persone, dato che nella condizione di indocumentados- non registrati-  non possono esprimere, denunciare né tantomeno raccontare il loro travagliato passaggio attraverso il paese.
Il trattato di libero scambio nordamericano entrò in vigore nel 1994 (nello stato messicano del Chiapas ci fu la contro risposta, la rivolta zapatista da parte delle popolazioni indigene palesava il suo dissenso con l'accordo, giacché vedeva un ulteriore ed evidente sfruttamento-trasferimento delle ricchezze del Messico verso il nord). Da allora l' emigrazione verso gli Stati Uniti è aumentata di un 300%, infatti ogni anno più di un milione di persone cerca di attraversare la frontiera.
I messicani non sono esenti dalle politiche migratorie, ogni anno quasi 400.000 di loro vengono rimpatriati dagli States, ma ad ogni modo si stima che la stessa quantità riesca a concretizzare il sogno americano. Coloro che riescono ad attraversare i confini del Rio Bravo, li aspettano giorni di cammino in pieno deserto prima di poter arrivare in qualsiasi grande città per conformarsi con il primo stipendio di lavoro offerto in virtù di illegali, che sicuramente sarà 6, 7 o 8 volte più alto rispetto a quello dei loro paesi.
L'installazione se divide in tre parti : Stupro, Treno e Deserto, e cerca di poter realizzare un ethos collettivo dando un ulteriore significato alla concezione di viaggio del fruitore, inteso come elemento coesivo di questa serie di racconti rilevati con il  fine di informare. Ho disposto e messo a confronto diversi elementi usati da  alcuni emigranti nella ricerca del loro nord: uno zaino, un paio di scarpe, e una borsa con cibo per Treno; acqua, creme, talco per Deserto, una siringa e mutanda   per Stupro.

                                                       La Frontera


STUPRO
Secondo la Commissione nazionale dei diritti umani, in soli sei mesi del 2009 quasi 10.000 persone sono state rapite e metà di loro ha denunciato il coinvolgimento di pubblici ufficiali. Si calcola, inoltre, che sei donne e ragazze emigranti su 10 abbiano subito violenza sessuale. Questo potrebbe spiegare la richiesta di alcuni trafficanti di somministrare un contraccettivo con un' iniezione prima del viaggio, per evitare gravidanze a seguito di uno stupro.
[ © Amnesty International , ]
Sono stato sollecitato dalla struggente storia di Maria Jesus Flores, madre e capofamiglia dall'Honduras che intraprese un paio di anni fa il suo viaggio verso l'ultima frontiera, attraversando prima di tutto il Messico.
Maria guadagnava 25 lempiras onduregna (quasi 1 euro) al giorno e vedendo l'impossibilità del marito malato, è stata costretta  a lasciare tutto. Nel Messico trovò componenti della Mara che dopo averla derubata la violentarono selvaggiamente, fino al punto di farla sanguinare per la brutalità delle penetrazioni. Obbligata a continuare il viaggio per non essere trovata nuovamente né dai suoi aggressori né dalla polizia, Maria dovette camminare tutta la notte sanguinando tra le montagne  per arrivare alla prima stazione ferroviaria.
La mutanda e il sangue sono una viva e allarmante testimonianza contro l'indifferenza.
Maria: - Quei due mi hanno lasciato lì, sanguinando, come se fossi stata una vergine, eppure sono madre di famiglia, ho 4 figli. Dopodiché volevo soltanto che mi ammazzassero con un colpo di pistola e mi lasciassero lì, morta. Oggi non mi sento la stessa, non ho più l'allegria di una volta, non potrò più essere sposa di mio marito, come glielo dico? Non sono degna dei suoi abbracci, non avrò più il coraggio di parlare con loro. Già non posso tornare a casa. Non più.

TRENO
Sono quasi 4000 km di ferrovie messicane che devono affrontare gli emigranti prima di arrivare alle porte di una nuova frontiera. Innumerevoli sono le critiche circostanze in cui devono scendere dal treno per perdersi in fretta nella giungla mesoamericana oppure nelle vie d'accesso a Città del Messico ,una delle parti più pericolose del viaggio ferroviario dovuta all'elevato controllo della polizia.
Sono in tanti che perdono il braccio oppure il piede, dato che il treno non si ferma per loro. Oltre ai controlli da parte delle forze dell'ordine esiste un'altra realtà altrettanto straziante, ovvero Los Zetas. In alcune occasioni si impossessano del treno facendoli pagare una sorta di biglietto, evidentemente non tutti possono pagare, ragione per cui vengono buttati dal treno, o peggio ancora uccisi.
Alcune parti delle ferrovie sono vecchie o troppo insicure, per cui il treno deve rallentare considerevolmente la marcia. In quel preciso momento il cammino s'illumina, verso i viaggiatori arrivano Las Patronas, signore del paese che cercano di aiutarli disinteressatamente gettando loro  borse piene di pane, tamales, frutta, scarpe, vestiti, pane, acqua. Aspettano il fischio del treno per poi uscire in fretta a compiere il loro sublime gesto.
Lo zaino nero per poter camuffarsi meglio nella notte, (i colori chiari attirano l'occhio), le scarpe usate e la borsa sono il bagaglio più importante per la traversata verso il nord.


DESERTO
Altar è un paesino nel nord del Messico che vive dei futuri immigranti illegali. La Ruta Nacional 2 nel deserto del Sonora è testimone di centinaia di passaggi al giorno, dato che Altar è diventato un destino pressoché obbligato per gli indocumentados che arrivano in autobus di linea per poi distribuirsi nei numerosi alberghi del paese. Pernottano per 3 euro al giorno, per riposarsi e cercare la quiete prima dell'ultimo sforzo: attraversare il deserto del Sonora.
L'economia di Altar si muove grazie al traffico di persone e nella vendita di prodotti ai viaggiatori. I Polleros sono coloro che portano le persone che acquistano i loro servizi, negli States. Hanno diverse tariffe che dipendono dai giorni di viaggio. La strada principale del paese pullula di bancarelle che offrono tutti i tipi di prodotti per affrontare un viaggio del genere. Il kit dell' emigrante illegale viene chiamato "set di elementi", perché possono salvare vite nelle situazioni più estreme.
Talco per la pelle e i piedi che saranno sottoposti a una lunga e incessante camminata con pochissime soste, burro di cacao per l'impenitente sole desertico, crema idratante per le mani giacché l'acqua che possono portare non è tanta, dato che devono mantenersi abbastanza leggeri.
I prodotti che fanno parte dell'installazione sono stati totalmente decontestualizzati dalle solite vetrine o farmacie, agiranno in situazioni estreme eppure daranno un miglior beneficio se li si paragona all'uso quotidiano occidentale.
 Disse uno degli emigranti prima di iniziare la traversata: - "Loro hanno la tecnologia, noi abbiamo i cammini."





  
Ingresso Ex3, "La Frontera"  -Raul Amoros-



                               "Frontera" (sabbia, scarpe, mutande, legno).